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Leonardo
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L’innata musicalità dei Trasmettitori La Compagnia Trasmissioni era una delle numerose specializzazioni della Fanteria, forse quella più promettente nel nostro esercito italico proiettato nel futuro. All’epoca erano già diffusi i calcolatori elettronici, quei mastodontici macchinari che funzionavano con schede di cartone perforato e poi con nastri magnetici, con potenza di calcolo risibile vista con l’ottica attuale e dal costo in denaro elevatissimo, nella caserma e nel deposito decentrato non c’era niente che assomigliasse lontanamente al calcolatore elettronico bensì cataste di radio ricetrasmittenti e qualche telescrivente risalente al dopoguerra, nella fureria potevi trovare giusto una piccola calcolatrice Divisumma Olivetti, il massimo sforzo tecnologico per aiutare i poveri ufficiali sempre sull’orlo della crisi nervosa per via dei continui cambiamenti di personale. Tra le nostre file avevamo Max Balestra, che per lavoro maneggiava radio più moderne e impegnative sulle navi, lui s’era divertito ad assemblare una radio fm che ci deliziava le orecchie con musica progressive e, quando non c’era il maresciallo, la collegava agli altoparlanti esterni per far partecipare più soldati possibile all’ascolto, questo nel deposito decentrato. Le radioline fm erano molto diffuse anche nelle camerate e potevi sentirle distintamente negli orari più diversi, salvo dopo la ritirata con l’iconico Silenzio (famoso quello del trombettista Ninni Rosso), ma durante la giornata era facile sentire qualcuno cantare, spesso erano i veronesi ad esibirsi, gente abbastanza eccentrica, capaci di passare dal broncio malinconico all’allegria sfrenata in un attimo, s’accendevano come riflettori inaspettatamente e senza neanche un’ombra di vino…che però era da loro molto apprezzato. Il motto della compagnia faceva “Onda su Onda le Trasmissioni, Gente che non fa niente, che non ha voglia di lavorar, e con le palle tra le mani, aspetta solo che arrivi il domani…”, una forte dichiarazione d’intenti della compagnia ma poco amata dai marescialli, che di per sé non pareva avessero interessi musicali al di là dei pezzi diffusi dagli altoparlanti interni ed esterni, ovvero la Sveglia, l’inno nazionale e il Silenzio. Per la Sveglia le strofe facevano “La Sveglia la mattina l’è una gran rottura di coglion, la Sveglia la mattina la metterei in cantina a tacer”, sì, la Sveglia era la più odiata in assoluto, la potevi sopportare nel periodo primaverile estivo ma d’inverno metteva solo malumore.. poi quando oltre a sentire la tromba s’aggiungevano le urla dei marescialli e i battimani tutto assumeva l’aura della giornata disgraziata, improvvisamente rischiarata da tutte le luci accese insieme davanti ai nostri occhi cisposi e assonnati.

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